Thursday, November 14, 2024

2024 - Un ripasso sonoro ... parte 3

Nelle prime fasi di preparazione del progetto Wind, la priorità era stata data al materiale originale composto da uno dei tre facenti parte il progetto ... e del resto il progetto stesso era nato per aiutare lo stesso compositore da poco emerso alle attenzioni internazionali.

Fui io per primo a proporgli di venire a registrare nello studio dove lavoravo ormai da qualche mese perchè convinto del fatto che offrirgli l'oportunità di registrare e sviluppare in qualità semi-professionale la sua poetica musicale sarebbe stata una buona cosa ... e la mia stima nei suoi confronti mi ha spinto a dare questa opportunità senza condizionamenti di sorta (errore numero uno!).

Tralasciando tutti i dettagli della miserabile vicenda intercorsa (tutti peraltro meticolosamente raccolti in un diario quotidiano che oggi risulta davvero "indigesto" ... to say the least) questo brano era - a mio personale avviso - uno di più suggestivi del primo album autoprodotto da Masin.

Ricordo di aver insistito molto per immaginare di proporlo in una dimensione live in grado da ricreare sul palco quella straordinaria tensione poetica presente nella registrazione in studio.

Questa è una delle poche registrazioni disponibili e fra esse è probabilmente la migliore, dove per una volta il cantato è interpretato con un minimo di passione e trasporto.

Rimasto da me amorevolmente conservato per tanti tanti anni, meritava di essere incluso nell'antologia del 1995 "As witness our hands" e così è stato fatto ...



"You say I'm living like a clown ... But I wouldn't be no other"

Monday, November 11, 2024

2024 - Un ripasso sonoro ... parte 2

Non si può proprio dire che tra le "forze portanti" dell'esperienza musicale del Wind Project l'improvvisazione collettiva non sia stata una delle più significative.

Non abbastanza documentata ufficialmente (purtroppo ... anche se in archivio ci sono molte registrazioni di bassa qualità che le ricordano) per fortuna ha trovato spazio in questo album che - contrariamente alle intenzioni di qualcuno - non sarebbe mai dovuto uscire.

"Improvisation n.1" è un frammento di una sessione molto più lunga ed articolata la cui registrazione è stata purtroppo danneggiata e mal conservata (nella sua completezza è pressochè inascoltabile).

Per fortuna almeno una parte è stata qui recuperata.



Friday, November 8, 2024

2024 - Un ripasso sonoro ... parte 1

Nel 2015 venne finalmente pubblicato (con non poche complicazioni) quello che è il documento (al momento) più esaustivo riferibile alla stagione del progetto "WIND" in compagnia di Alessandro Monti e Gigi Masin.
Relativamente alla "storia della genesi" di questo flagello biblico (per due terzi del gruppo) già si è scritto altrove, senza poi mai trovare la debita risonanza nel mondo dei buoni sentimenti della musica ipocrita ... ma in fondo è meglio così ... meglio ricordare sempre il "bello" successo e non le cose "meno belle" (to say the least).

Ora che il tempo sembra aver parzialmente lenito la rabbia (nascondendone gli effetti e proteggendo i responsabili) vale sempre la pena dar modo a quei suoni, altrimenti imprigionati nei perversi giochi egotici individuali, la possibilità di risuonare ovunque possibile.

Questo è il primo (doppio) capitolo: "Bunker / Clouds" che apriva il secondo CD della raccolta
"The WInd Collector / A witness our hands" (2015)

Buon ascolto



Monday, November 4, 2024

2018 - I giorni del vento ... e - oggi come allora - era Novembre ...

 In relazione al recente post dedicato all'interessantissima operazione di "re-imagining" del repertorio di quello che un tempo fu il progetto "Wind" (o "Wind Collectors") a cura di Alessandro Monti, mi è ritornato alla mente un'operazione analoga - ma profondamente differente - che avevo intrapreso nel 2018, pubblicandola online proprio nel Novembre di quello stesso anno.

Pubblicando il post dedicato a quanto prodotto da Alessandro, e leggendo poi la scheda integrativa disponibile online nel sito di riferimento, un sorta di "press release" info, ho nuovamente avuto modo di riflettere sul significato quasi "magico" della "contemporanea asincronicità" con cui due componenti originali del progetto hanno saputo reinterpretare e ribadire con forza (e scopi probabilmente sostanzialmente analoghi) il valore di quella musica, il significato VERO di quel progetto iniziato nel lontanissimo 1991 e ribadire (questa volta) senza acrimonia alcuna, quanto veleno - quello stesso progetto - abbia portanto nelle nostre vite in questi ultimi trent'anni.

Saperlo apprezzato a livello internazionale (benchè troppo spesso vedendolo riferito ad un solo componente ... e probabilmente all'umano che meno si è dimostrato interessato a farlo vivere, ma che con grande, grandissima abilità ha saputo sfruttare tutto pro domo propria) è sempre motivo ambivalente di soddisfazione e frustrazione, ma è innegabile che nonostante tutto questo "successo" la musica del progetto "Wind" ha semplicemente dimostrato il valore della musica a prescindere dai suoi stessi interpreti e/o autori (ma qui il discorso sarebbe particolamente complicato e scivoloso e non ho nessuna voglia di affrontarlo in questo contesto).

Comunque sia ...

il mio "I GIORNI DEL VENTO" rappresenta proprio una mia riflessione su quella stagione gravida di idee e arida di soddisfazioni (umane soprattutto)

ed è il tentativo di far presente (a chi mai ne venisse in contatto) che nei suoni (come nella vita) non esiste una sola verità ... e anche nei suoni (come nella vita) la "verità" dominante è quella meno "vera" ... anche se confortata dai tramonti sulla spiaggia o dalle autodeterminazioni d'ambiente ... ascoltare per credere.


Alla fine, la musica è SEMPRE altrove rispetto agli stessi musicisti che la generano ... e questo aspetto è una grandissima fortuna per l'universo.

Sunday, November 3, 2024

2024 - Re-Wind Collector (di Alessandro Monti)

Dopo molto tempo qualcosa agita nuovamente quel vento arcano ... ricevo da Alessandro Monti nuove informazioni relative al progetto Wind e le inoltro qui per vostra utile informazione : 

almanac 33 rpm/years after :: alessandro monti


PREVIEW – : The Wind Collector era stata una strana avventura di gruppo e non un album solista come alcuni vogliono far credere. Dopo innumerevoli vicissitudini per il sottoscritto non è stato facile separare l’aspetto umano da quello artistico, ma oggi almeno ho fatto pace con le musiche; durante le prove per il mini-tour di presentazione del libro Caleidoscopio Folk ho rivisitato i brani alla chitarra acustica (e non solo) con il mio gusto attuale, in totale semplicità e in modo scarno, diametralmente opposto all’originale: ne è uscito un album che reputo importante in cui i modus operandi dell’hip hop e del dub vengono trasferiti in ambito folk, forse uno dei rari esempi in circolazione. Questo lavoro rappresenta anche la chiusura del cerchio esattamente 33 anni dopo la mia prima produzione a 33 giri. Per una scelta ideologica i brani all’interno del CD non contengono codici ISRC pertanto non arriveranno mai nelle piattaforme digitali come Spotify che stanno facendo danni irreversibili alla musica. Il disco sarà disponibile in esclusiva alle presentazioni del libro e attraverso pochi link selezionati.

Nel corso del lavoro il sound passa gradualmente dall’acustico ad altre forme ibride, attraverso un crescendo organico che sembra racchiudere una naturale evoluzione diluita in anni di esperienze e ascolti; un passaggio corale conduce infine nell’elettronica estrema. E’ importante sottolineare che per me ogni forma sonora ha la stessa importanza all’interno del lavoro, nulla è contrastante ma complementare.

1. Almanac

La trasposizione in stile folk di questa electro-song è stata naturale: infatti il mio testo era ispirato dai grandi gruppi folk-prog, soprattutto Art Bears, Steeleye Span, Fairport Convention, Incredible String Band, rigorosamente fuori contesto e fuori tempo massimo. Non è un caso che in quel periodo stessimo eseguendo anche una cover di Know di Nick Drake (poi inclusa in As Witness Our Hands) molto apprezzata dal sito ufficiale di Nick. L’occasione mi ha permesso di trovare una giusta tonalità per la voce e correggere qualche inesattezza nel testo. Negli States lo chiamano folk process: l’idea di interpretare quello che è un motivo tradizionale aggiungendo o sottraendo parti del testo o delle musiche, rendendolo in tal modo sempre vivo e contemporaneo: ho applicato questa filosofia al brano che, anche se non è materiale prettamente tradizionale, ne mantiene però varie caratteristiche. Registrato in diretta da Gianni Visnadi nel suo studio con aggiunta di rumori d’ambiente del parco dietro casa. Doveva essere una prova per la voce, ma è venuta così bene che ho deciso di non inserire il cavo della chitarra, lasciando l’arpeggio solo in sottofondo: ha funzionato. Una celebre trasmissione televisiva, l’Almanacco del giorno dopo ha ispirato alcuni brani che ho scritto prima con questo progetto e poi con il successivo Unfolk, la sigla era di Riccardo Antonio Luciani, un grande musicista a suo agio sia nella musica tradizionale che in quella elettronica. Dopo anni di oblìo la sua musica è oggi reperibile grazie a numerose ristampe apparse sul mercato.

2. Stella Maris

Ormai le volte in cui i nostri pezzi sono stati campionati in rete non si contano più: un mare di remix e tributi dove chiunque si sente un grande producer e rallenta o velocizza a piacere (i pro e i contro della falsa democrazia della rete al servizio del marketing). Una cosa è certa: mai mi sarei aspettato che il brano sarebbe rinato alla chitarra acustica, con l’aggiunta di passaggi nuovi quasi-dub (esiste un folk-dub?), lontanissimo dall’originale ma con un’atmosfera complementare e una coda diversa: Stella Monti’s appunto, recuperata da una precedente sessione. Arrangiamento ispirato dall’ascolto di artisti originali quali Augustus Pablo, King Tubby, Errol Thompson, Errol Brown & The Revolutionaries, Joe Gibbs & The Professionals, Scientist, Sly & Robbie… autentici maghi del mixer che con l’apparente povertà analogica hanno creato pagine ancora originali e influenti operando in modo autonomo al di fuori del circuito mainstream occidentale.

3. Blue Weaver

Il grande tastierista Blue Weaver (Amen Corner, Strawbs, Bee Gees) un giorno mi ha scritto attraverso YouTube chiedendo il perché avessimo usato il suo nome: ho spiegato che probabilmente era una variazione di Blue Weather ma che io ero un fan degli Strawbs e mi faceva molto piacere che fosse una sorta di link; mi ha risposto lusingato e contento. Qualche anno dopo il destino ha voluto che conoscessi il gruppo inglese di persona durante un loro tour acoustico. In questa versione ho eliminato il pulse originario e arrangiato l’armonia di piano e basso per sola chitarra acustica, aggiungendo una serie di suoni elettronici che portano il tutto verso un mondo di ascolti lontani; la seconda parte in stile quasi-jazz evidenzia il sound del vibrafono, uno dei miei strumenti preferiti (è stata vagamente ispirata dallo stupendo lavoro di Bobby Hutcherson in Out To Lunch di Eric Dolphy, dai momenti più ispirati di Milt Jackson nel MJQ e in tempi recenti, da Stomu Yamash’ta e Tortoise artisti dei quali sono un vero fan).

4. Snake Theory

Scorrendo il web e i surreali tabulati di copyright, sembra che questo sia il brano più popolare dell’album originale. Ricordo che all’epoca avevo eseguito personalmente il mix del pezzo stemperando i colori nel finale, come fossero sparsi da un pennello su una tavolozza, certamente uno dei miei contributi migliori al disco The Wind Collector. Il testo (scritto da Gigi Masin) è molto interessante e ancora attuale, soprattutto se riletto alla luce degli eventi successivi alla pubblicazione del disco. Mi domando cos’abbia avuto in comune a certa musica balearic, al punto da essere incluso in banali compilation. La mia versione del brano cerca di rimettere le cose al loro posto ed è stata in parte ispirata dalla lettura della bellissima autobiografia di Beverley Kutner Martyn, Sweet Honesty in cui il famoso consorte sembra proprio il serpente del titolo. Certamente se l’avessi letta prima non avrei stretto la mano a John alla fine di un concerto. Beverley è stata una delle più grandi promesse del folk che ha avuto la sua vita artistica completamente annullata dal comportamento scellerato del marito, artista di talento ma uomo da evitare. Snake Theory appare qui per la prima volta con la mia voce… e alla fine l’arrangiamento non potrebbe essere più diverso dall’originale!

5. Swallows’ Tempest

Scrivere per coro è un mio vecchio sogno, purtroppo mai realizzato pienamente. Ho sempre sentito che questo pezzo aveva grandi potenzialità che erano state esplorate solo in parte; ho trasportato le linee base su quel territorio aereo e astratto togliendo il sequencer, ma mantenendo l’idea del loop su cui si costruisce il brano. La brevissima citazione su The Wind Collector (Swallows’ Tempest versione II)era radicalmente diversa, tuttavia sfruttava la stessa sequenza di note del tema disposte in modo rallentato nello spazio, quasi un interludio per accompagnare il disco verso il lato 2. Il 23 novembre 1990, poco prima della pubblicazione di quell’album, abbiamo suonato in trio a Gorizia al festival All Frontiers (Gigi Masin, Marco Barel e il sottoscritto): in quell’occasione Gigi aveva preparato un campione di sole voci estratto da un disco di musica antica che si ripeteva ad libitum, sul quale armonizzavo con il basso, ma mi sembra che il pezzo sia rimasto inedito. Questa nuova idea corale si basa sulla versione che eseguivamo live con il trio che aveva registrato l’album (Masin, Monti & Pizzin), più vicina al pezzo originale del 1986 in cui suonavo il tema stridente al basso con l’archetto dietro al sax del compianto Marco Barel e con gli echi sapienti di Ermanno Velludo: mi sembrava doveroso dedicare la mia nuova versione a loro, due amici scomparsi che hanno contribuito alla crescita del progetto. Ermanno ed io eravamo rimasti in contatto per molto tempo anche dopo la chiusura dello studio e lo visitavo spesso sia nel suo home-studio che nella chiesa degli Armeni dove lavorava negli ultimi anni; ha lasciato in eredità a Venezia il suo disco Omaggio a San Marco registrato nella Basilica in occasione della nuova illuminazione, dove si alternano composizioni di musica antica e moderna registrate in modo fantastico: ricordo che avevo avuto l’onore di sentire il mix in anteprima. Durante quest’anno di “over tourism” molti avranno acquistato quel disco come souvenir e mi piace pensare che gli sarebbe piaciuta questa nuova rivisitazione vocale di Swallows’ Tempest. Ho eseguito le varie sezioni virtuali di getto separatamente prima di creare i loops, segno che il brano era stato interiorizzato in modo perfetto; Elisabetta Montino ha elevato il brano attraverso la contrapposizione di una magnifica voce umana, creando una dimensione che ricorda un incrocio atemporale tra la spiritualità di Hildegard Von Bingen, la parte corale di Atom Heart Mother e il minimalismo del XX secolo; la sua performance è andata oltre la mia immaginazione.

6. Random Security

La sintesi granulare è una mia passione (numerosi i brani che appaiono su Bandcamp); le nuove armonie che si possono ottenere sono talmente infinite che da un singolo brano ne possono uscire migliaia; basta posizionarsi su una cellula che si apre un mondo nuovo di suoni, nascosti tra i rumori glitch e le interferenze digitali. Questa è la mia versione attuale eseguita in real time e editata in modo certosino in post-produzione: la decostruzione sembra trasportare il pezzo originale verso un’altra dimensione, mantenendone le caratteristiche armoniche peculiari; questo approccio sonoro è stato involontariamente influenzato dall’ascolto del progetto Oval (Markus Popp) che attraverso una metodologia sperimentale (ma pur sempre armonica), è stato uno degli ultimi esempi di elettronica pop che mi abbiano emozionato nella stanca era dei “presets”. Ho scritto il testo di ritorno dal primo viaggio negli States in un tentativo di descrivere i paesaggi nella mia memoria: anche questo appare per la prima volta con la mia voce e qualche effetto aggiunto. Il tecnico deve aver avuto il suo bel da fare in fase di mastering per rendere il sound generale adatto al vinile!

NOTA su Random Security: Dopo anni in cui mi sono interessato ad altro ignorando completamente queste musiche, ho dato un’occhiata allo stato attuale dei copyright e consultando questo brano, ho avuto la sorpresa di vederlo firmato da un solo membro del gruppo con tanto di Editore e Subeditore. I coautori non sono mai stati avvisati, ma credo non valga la pena preoccuparsi dal momento che il pezzo non genera grandi guadagni a nessuno. L’episodio la dice lunga su come talvolta l’approssimazione e/o l’opportunismo possano scavalcare ogni logica all’interno della spinosa questione dei copyright, una materia che appare ormai smantellata dalla gestione scellerata del web e di conseguenza totalmente anacronistica.

7. The Silence Collector [bonus track]

La calma dopo la tempesta sonica: un brano sussurrato per non rompere il silenzio che contiene un riferimento inconscio ad un’opera lontana: “There is no Wind Collector, really; matter of fact he’s only a Silence Collector“.

8. Smartphone demo [bonus track]

Un esperimento riuscito: è stato eseguito di getto alla fine delle sessioni usando solo un Samsung Galaxy e l’app Perfect Piano; come ottenere un discreto risultato con il minimo dei mezzi, solo due tracce di chitarra e una di organo, convertite, editate e mixate con Audacity e Bandlab. Chi ascolterà con attenzione all’interno troverà un’ultima citazione nascosta. Il tutto non poteva che interrompersi bruscamente…

Alessandro Monti

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